Da: Francesco Nucera: ROVINE DI CALABRIA

BRANCALEONE

Brancaleone Marina, dista 2,5 Km dal mare e 7 Km dal promontorio Herculeo, è moderno ed i suoi albori non vanno oltre l'anno 1783, epoca in cui il terremoto fece defluire la popolazione dal soprastante paese detto Motta Brancaleone.
Di Motta Brancaleone, l'Amari lo fa risalire al 952, quando l'esercito bizantino si scontrò con l'emiro Hal-Asam (prime scorrerie) sotto Gerace, e in quella occasione uno stuolo di saraceni saccheggiò Petracucca o Petracava, terra di una certa importanza, prossima al mare, tra Capo Spartivento e Capo Bruzzano.
Questa ipotesi viene eliminata quando (due secoli dopo), l'Edrisi, dalla traduzione delle Cronache Arabe, osservò che l'episodio cui si credette corrispondente a Brancaleone viene riportato con il termine Bt-quanah, invece di Btra-qugah, secondo l'ipotesi dell'Edrisi. La differenza non è nelle sillabe, che mutano ma nel fatto che con il primo termine si riporta di un fiume navigabile a 3 miglia da Capo Gafirah (Capo Zeffiro) e a 6 da Bruzzano, mentre il secondo indica una terra saccheggiata, per cui si suppone che il posto saccheggiato non sia Brancaleone, ma qualche altro più importante.
Motta Brancaleone viene ricordata, con l'ordinanza del Re Ladislao, del 21 febbraio 1413, tra le terre comprese nel distretto di Reggio. Questo insediamento è posto su di una collina rocciosa a 30mt. sul mare, sulla stessa direttrice degli altri paesi della ionica, che sono stati detti di origine Bizantina.
Il Barrio e il Fiore, ci dicono che la popolazione, compresa quella di Staiti era costituita da 88 famiglie (intorno al 1650) sotto la signoria del Marchese Don Vincenzo Carafa (sposo in seconde nozze di Ippolita Stayti de Aragona). Nel 1532, aveva 170 fuochi equivalenti a 1020 individui, questi valori si sono mantenuti pressoché costante fino al 1669, nel quale si ridusse a 70, compreso Staiti. Questa improvvisa falcidia è probabilmente dovuta al terremoto del 1659, e/o al saccheggiamento dei Turchi. Nel 1451 era signore di Brancaleone Geronimo Ruffo, che aveva il dominio anche su Placanica e Palizzi. Nel 1462, Ferdinando d'Aragona lo diede ad Antonello Ruffo, figlio di Geronimo, che sposò una Centelles e che pare lo abbia tenuto fino al 1504, anno in cui passò ad Alfonso de Ajerbo, marito di Giovanna Ruffo, per ribellione di Antonello.
Sembra tanto che Giovanna Ruffo, quanto Antonello, abbiano una netta correlazione con l'Antonello di Amendolea, del 1459, e con Giovanna Ruffo, del 1346. Non è possibile, che il prigioniero del castel dell'Uovo sia Antonello Ruffo, del 1459. La Giovanna Ruffo del 1504 deve essere una lontana parente della Giovanna Ruffo del 1346.
Nel 1561, il feudo è passato a Geronima Ruffo, primogenita di Antonello, morto a Palizzi nel 1515. Quindi a Michele, nel 1549, il feudo passò al figlio Alfonso de Ajerbo, col titolo di Contea. Nel 1571, Alfonso de Ajerbo, lo vendette a Cristofaro La Rocca, di Messina, che lo vendette a sua volta ad Eleonora o Dionora Stayti, di Spatafora, per 30 mila ducati.
Avendo poi, Andrea Stayti sposato Ippolita de Ajerbo, figlia (?) di Dionora questi ebbe per contratto matrimoniale, la terra di Brancaleone. Più tardi fu posseduta dal principe di Roccella. Di Stayti il Barrio non parla ma è certo che fu casale di Brancaleone.
Brancaleone era fornito di un piccolo Castello (secondo Marafioti), chiamato Pusillum (secondo Barrio); in questo litorale vi era al suo tempo (1600) una ricca fauna di animali selvatici: "capre, istrici, cinghiali" e diversi uccelli che si usava ancora far caccia.