Il castello di Brancaleone Superiore

Probabilmente costruito dai Ruffo di Calabria intorno al 1300 a Brancaleone Superiore, nel punto più alto e strategico del paese, sorgeva un vecchio castello,accessibile solo da un lato. Il castello fu costruito sopra le chiese-grotte, dove ancora oggi sono visibili una croce graffita ed un pavone. Nel reg.quinternione 78 , f.201 (Archivio di Stato di Reggio Calabria) è registrato quanto segue: "nell’anno 1571 Don Alfonso de Ajerbo, conte di Simari, vende a Don Cristoforo La Rocca di Messina la terra di Brancaleone col suo castello per ducati 20.000". Quindi, con questo atto di vendita registrato, abbiamo la certezza documentata dell’esistenza di un castello nella terra di Brancaleone. Altra certezza si ha nella documentazione per quanto riguarda una verifica del suolo del castello occupato dal signor Giuseppe Terminelli verso il 1850. L’estensione del terreno posseduto dal signor Giuseppe Terminelli, vicino all’abitato del comune di Brancaleone, ed acquistata dal cavaliere Gerardo Caraffa, con "istrumento" del 14.marzo del 1856 per mano del notaio Giuseppe Martelli, è sita in un altopiano sulla sommita’ di una roccia ripida ed impraticabile dai lati di levante e ponente."In basso sia da levante che da ponente, limita con strada pubblica che separa le proprietà del signor Giuseppe de Angelis ed eredi Altomonte Francesco dal lato di levante, da ponente con il signor Domenico Antonio Medici e Carabetta Vincenzo. Da sud-est costeggia i beni di Francesco Franzè e da mezzogiorno, unico lato accessibile,limita con la proprieta’ dello stesso Terminelli. Dall’estremo lato di settentrione, il detto castello, limita con le case del signor Musitano che lo separano dalla piazzetta del ponte.L’altopiano è circoscritto dai ruderi (k) delle antiche mura di cinta del castello.Adiacente alla casa Musitano (a b c d e), precisamente nel sito b c ove vi era l’antico e distrutto ponte, si trova nel sottosuolo una grotta (m) che era la vecchia prigione del castello. Non molto distante dalla precedente grotta si trova una cisterna (n), la quale serviva per la raccolta dell’acqua di cui usufruivano anche i cittadini e dal lato di ponente, scavata nella roccia, si trova una scala (p), che molto probabilmente attraverso il masso roccioso conduceva fuori dal castello. Al centro dell’altopiano vi è una cisterna (o) piu’ piccola. Il ponte del castello era costruito in legno e poggiava sulla piazzetta, dalla quale attraversandolo, la gente del posto si poteva recare nel castello. Il ponte si trovava sicuramente nel sito b c dove attualmente è la casa Musitano. Da cio’ si rileva facilmente che il castello al quale si accedeva attraverso il ponte occupava tutto lo spazio dell’altopiano (abcfgh). Dal punto -a- seguendo la direzione della scala sotterranea p si trovano altre fondazioni k.k.k.k. che con la loro direzione circoscrivono il castello dal lato di ponente e l’ultimo muro k esistente al punto g con la sua direzione verso il punto f non lascia dubbio alcuno sul limite di mezzogiorno tra il castello e la proprieta’ del Terminelli, unico lato accessibile". Quindi lo spazio -a-b-c-f-g-h-k è l’estensione dell’antico castello circondato da mura di cinta, il punto m sarebbe il carcere dove racchiudevano anche gli animali sequestrati, il punto n sarebbe la cisterna che raccoglieva l’acqua ed usufruivano anche quelli del centro abitato, oppure veniva considerata come riserva di acqua in caso di attacco da parte dei saraceni facendo entrare all’interno del castello gli abitanti del paese, mentre il punto -o- è l’altra cisterna che serviva agli usi esclusivamente del feudatario. Essendo la cisterna dentro le mura di cinta del castello,per accedervi bisognava obbligatoriamente passare attraverso il ponte levatoio che il castellano abbassava per far entrare e prendere l’acqua chi ne aveva bisogno poichè il feudatario aveva fatto questa concessione ai cittadini. Nel 1856 il castello è stato venduto al signor Giuseppe Terminelli e tutte le vecchie concessioni che i Caraffa, ex feudatari, facevano agli abitanti di Brancaleone non erano piu’ valide e tanta gente, successivamente, si recava presso la fonte di Licari, in vicinanza del fiume a prendere acqua, attrezzati di asino e barile.

Bibliografia
Atti pubblici, Archivio di Stato di Reggio Calabria